Alimentazione sana: il primo aiuto per il nostro corpo
La prima medicina è l’alimentazione quotidiana. Una dieta equilibrata ed un sano esercizio fisico aiutano a vivere meglio; ma perchè associamo sempre la parola Dieta con Dimagrimento? La dieta è un abitudine alimentare, è la nostra quotidianità.
Facciamo un’analisi e vediamo cosa dice Wikipedia rispetto alla dieta Alcalina….
“Le pratiche descritte non sono accettate dalla medicina, non sono state sottoposte a verifiche sperimentali condotte con metodo scientifico o non le hanno superate. Potrebbero pertanto essere inefficaci o dannose per la salute. Le informazioni hanno solo fine illustrativo. Wikipedia non dà consigli medici, tanto meno Noi!!!!”
La dieta alcalina, o dieta acido-base è una dieta basata sull’errata convinzione che taluni cibi possano influire sull’acidità e sul pH dei fluidi corporei come il sangue e che questa presunta alcalinizzazione avrebbe effetti benefici nel prevenire e/o curare varie malattie[1].
Data la non plausibilità scientifica[1] di queste convinzioni, e per la mancanza di prove cliniche o scientifiche a loro supporto, tale dieta non è proposta né raccomandata dai dietisti e dai professionisti che si occupano di salute[2], essendo tra l’altro contraria a quelle che sono le attuali conoscenze sulla fisiologia umana.
La dieta alcalina tende a privilegiare le verdure (in particolare crude) evitando per lo più la carne, i formaggi e i cibi a base di grano. Secondo l’Academy of Nutrition and Dietetics statunitense alcuni aspetti di questa dieta come l’enfasi posta sui vegetali e sull’attività fisica sono positivi, tuttavia non si tratta di una dieta valida e salutare per perdere peso[3].
La Teoria
La nascita della teoria viene attribuita a Robert O. Young (conseguì una laurea on line in medicina presso una Università priva di riconoscimento, e nel gennaio 2014 è stato arrestato per truffa, esercizio abusivo della professione medica e altri 16 capi di imputazione[4]), che scrisse un libro sui presunti benefici della dieta[5].
La dieta alcalina consente un consumo libero di cibi considerati “alcalinizzanti”, senza dunque un limite sulle quantità. La dieta, secondo i suoi sostenitori, produrrebbe una presunta e non meglio specificata condizione di “alcalinità” diffusa sui tessuti corporei, rendendo l’individuo più forte all’attacco di batteri e virus. La presunta riduzione dei batteri nel tratto intestinale dovuta all’alimentazione alcalina garantirebbe, sempre secondo i suoi sostenitori, una maggior “efficienza” energetica.
La dieta, che consiglia un consumo in percentuale del 80% di alimenti alcalinizzanti in ragione del 20% di alimenti acidificanti, fornisce delle linee guida sulla scelta di questi ultimi: andrebbero preferiti il pane integrale, la pasta al grano saraceno, vanno assolutamente limitati il consumo di carne e latticini in quanto “acidificanti”; il loro consumo andrebbe affiancato da alimenti “alcanizzanti” per ridurne l’effetto acidificante. Tra i latticini le preferenze sulla scelta andrebbero verso i prodotti caprini per le presunte proprietà anti micotiche del latte di capra. Il pesce andrebbe preferito alla carne.
Implausibilità scientifica e possibili danni
Non esistono prove scientifiche dell’efficacia di tale dieta[6]. I sostenitori talvolta citano studi scientifici che sembrano mostrare una qualche efficacia della dieta[7], tuttavia in essi si confonde il rapporto causale con la correlazione statistica[8], cioè si attribuisce un effetto ad un elemento senza averne prova; ad esempio, tale effetto benefico potrebbe essere stato prodotto dal fatto di eliminare cibi grassi o particolarmente insalubri introducendo cibi particolarmente salutari (come le verdure), e questo indipendentemente dal loro grado di acidità.
Di fatto, poiché il nostro corpo tende a mantenere il pH stabile (o ne deriverebbero gravi danni per il nostro organismo), ogni alimento che viene introdotto viene immediatamente reso neutro o addirittura acidificato dai succhi gastrici, rendendo quindi impossibile ogni influenza di tale cibo sui nostri fluidi corporei[1] (in particolare il sangue in virtù dell’equilibrio acido base)[9].
A differenza dell’urina, il cui grado di acidità può essere modificato (l’urina è uno dei mezzi che il corpo usa per ristabilire i livelli di pH), nessuna dieta quindi può incidere sul pH del sangue se non in maniera minima e del tutto transitoria[2].
Per l’American Institute for Cancer Research l’affermazione che la dieta possa significativamente cambiare l’acidità del sangue è contraria a tutte le nostre conoscenze circa la chimica del corpo umano, ed equiparabile a un fatto mitologico[10].
La dieta alcalina, poiché tende a privilegiare taluni alimenti anziché altri, può risultare poco bilanciata e carente di nutrienti come gli acidi grassi essenziali e i composti fitochimici[2]. Il maggiore pericolo deriva tuttavia dal credere che questo tipo di dieta possa sostituire le tradizionali terapie di comprovata efficacia, esponendo quindi la persona a gravi conseguenze[9].
Considerazioni oggettive
Nelle parole che si leggono qui sopra c’è un assoluta verità: “il corpo umano lavora per ricondurre tutti i cibi ingeriti, ad una neutralità chimica”; questo significa che quando ci si alimenta con cibi molto acidi ci sarà un impegno gastrico notevole per riportare il tutto ad un pH7 o un pH leggermente acido.
L’intuizione dell’alcalinità di frutta e verdura è, al cospetto della preparazione scientifica del Teorico americano Robert O. Young, una verità icontrovertibile. Ben al di là delle evidenze scientifiche molti biologi nutrizionisti consigliano movimento fisico e diete bilanciate tra proteine/carboidrati con grande consumo di frutta e verdura cruda e cotta. La dieta Duchan, la dieta Montignac, la dieta dissociata (separazione netta nei pasti di carboidrati e proteine) fino alle diete che sconvolgono il “ritmo circadiano” agendo teoricamente sull’ipotalamo. Queste ultime si basano sul fatto che l’organismo si abitui ad assumere gli stessi cibi, e a lungo andare, gli stessi cibi creino intolleranza; quindi la ricetta è: “Variare sempre le tipologie di frutta e verdura”. Ci sono dei cibi che assunti la sera ci creano gonfiori o cattiva digestione? Significa che dobbiamo assumerli in tempi diversi, la mattina o il primo pomeriggio. Fermo restando che dovremmo, secondo questa teoria, aver assunto il 75% del fabbisogno della nostra dieta quotidiana entro le 17.00, ovvero, la cena dovrebbe essere solo uno spuntino.
Nei professionisti del settore si rafforza sempre più l’idea che ogni organismo, ogni persona, sia un mondo a sè e vada compreso. Il sistema Bioimis ad esempio, per riequilibrare la dieta quotidiana, sconvolge dapprima le abitudini alimentari; così capiterà di mangiare cipolle la mattina o petto di pollo, in qualsiasi quantità, ma solo una ed una sola tipologia di cibo. Con relative analisi successive, e seguiti da un nutrizionista ed un Medico, si andra a vedere quali sono i cibi che ci provocano problemi se assunti in diversi momenti della giornanta: una dieta sistemica, basata sulla sperimentazione, per riequilibrare le cattive abitudini alimentari. Lo scopo oggi è quello di generare nella persona delle abitudini alimentari virtuose, senza però creare dei vuoti emotivi, mantenedo cioè il fondamentale piacere del “cibo”. Una regola per tutti: frutta e verdura sono alcaline a cominciare dagli spinaci che sono quelli con maggior poter alcalinizzante. L’unico frutto leggermente acido è la prugna, per il resto se bilanciamo la carne ed il pesce con l’assunzione dei “cinque colori della vita” avremo una dieta perfetta: La Dieta Mediterranea appunto. Varrebbe la pena approfondire l’argomento e nel frattempo vi do un indirizzo a riguardo che è “Vivere pH7” del Dott Angelo Chiarelli, visibile su FACEBOOK.
Va da sè che “in medio stat virtus”, un’alimentazione eccessivamente acida sarà sicuramente più pesante di una alcalina, quindi viva la dieta mediterranea. Ma cosè questa alcalinità e quali sono le teorie che la sostengono?
Premio Nobel 1931 per la medicina, Otto Heinrich Warburg…
scrisse il trattato “La prima causa e la prevenzione del cancro“ che presentò nel corso di una celebre lezione tenuta ad un congresso di vincitori del Premio Nobel, il 30 giugno 1966 a Lindau, sul Lago di Costanza, in Germania. Egli notò che i tessuti cancerosi avevano un pH basso (causato dall’acido lattico prodotto durante la fermentazione) ed ipotizzò fosse la causa della carcinogenesi stessa [1]. Tuttavia la sua teoria perse man mano fondamento allorché Alfred George Knudson, in seguito ai suoi studi sul retinoblastoma infantile[2], sviluppò la cosiddetta “teoria di Knudson” (già teorizzata nel 1953 da Carl Nordling[3]) che ipotizzava che la causa del cancro fosse da imputare all’accumulo di mutazioni del DNA cellulare. Ad oggi questa è l’ipotesi tenuta più in considerazione dalla comunità scientifica, cha ha trovato conferma su come l’insieme di mutazioni di oncogeni e geni oncosoppressori porti allo sviluppo di un tumore[4][5].
“Si evince che anche qui certezze scientifiche non ce ne siano ma, è indubbio che in popolazioni come gli Stati uniti, la cui alimentazione non è tra le più “sane”, ovvero ricca di grassi e proteine, un decesso su 4 sia dovuto a una malattia di cuore.
La dieta Mediterranea per lo meno ci salverà “il cuore e le arterie”, ma esiste ancora la “Dieta mediterranea”? Ormai siamo contaminati da mille culture culinarie ed il benessere ha creato un meltin pot o un meshup come direbbe un DJ moderno di cucina Fusion. I nostri padri e nonni facevano la Dieta mediterranea ed ancor più la povertà di determinati almenti la rendeva sana. Poca carne perchè costava, gli animali si allevavano in casa e tanta verdura e frutta perchè si coltivava “gratis” nell’orto. Quindi sarà il benessere la prima causa dei nosti mali??”
Tutto questo per farsi un opinione personale, oggettiva, sulla connessione alimentazione-salute.
Come epilogo una citazione semplice e allo stesso tempo emblematica : “La Massima autorità medica Italiana in campo oncologico, il Prof. Umberto Veronesi, è un Vegetariano Crudista. Clicca e vedi l’intervista di Nico Valerio“
Gian Luca Zanardi